A proposito di allergia…
Il termine “allergia”, usato per la prima volta nel lontano 1906, indica un’alterata, eccessiva reattività, una “ipersensibilità” del sistema immunitario verso sostanze estranee all’organismo umano (antigeni) ma assai comuni, diffuse e di per sè innocue come pollini, polvere di casa, alimenti, in seguito chiamati “allergeni”.
Con il termine “atopia”(dal greco “fuori posto”), introdotto nel 1923, si definisce oggi la tendenza ereditaria e limitata ad alcuni individui (familiarità) a produrre da parte del sistema immunitario, “sostanze” dette anticorpi ( immunoglobuline – Ig) di tipo E (IgE) o “reagine”, identificate alla fine degli anni ‘ 60.
Il sistema immunitario ha il compito di difendere l’organismo da tutte le aggressioni ed invasioni di sostanze estranee (antigeni), come nelle infezioni da microrgamismi ( batteri,virus, funghi).
I suoi sistemi di difesa sono molto complessi e sofisticati; tra questi, vi anche è la produzione da parte di cellule ematiche (globuli bianchi e plasmacellule) di vari tipi di anticorpi o Immunoglobuline: Ig A, Ig M, IgG, con compiti squisitamente”difensivi”, e le gia’ menzionate IgE .
Il nostro sistema immunitario ha anche una specifica funzione di “memoria” e, fin dal primo contatto con una sostanza estranea, impara a riconoscerla e memorizzarla.
Ogni volta che lo stesso antigene/allergene comparirà nell’organismo, il sistema immunitario lo riconoscerà rapidamente e risponderà tramite anticorpi specifici, cioè diretti specificamente verso quell’antigene/allergene(“sensibilizzazione”) .
La atopia, cioè la tendenza ereditaria a produrre IgE, è la precondizione per sviluppare, in seguito al contatto con l’allergene, i sintomi della allergia “IgE mediata”.
Le allergie scatenate da questo meccanismo sono anche dette “malattie atopiche” e includono:
– l’asma allergico, infiammazione cronica delle basse vie aeree con ostruzione al flusso del respiro, in particolare nella espirazione, sibili, fiato corto, tosse, costrizione al torace
-la rinocongiuntivite allergica ( cosiddetta “febbre da fieno”), infiammazione IgE mediata delle mucosa congiuntivale e nasale
-alcune forme di dermatite atopica (o eczema), quelle in cui “prevale” la componente “allergica”, mentre in altre “prevale” l’alterazione della struttura cutanea su base genetica
-molte forme di orticaria, con lesioni cutanee pomfoidi pruriginose generalizzate o localizzate, spesso in associazione all’angioedema, gonfiore cutaneo pallido con tensione e/o dolore
-l’anafilassi (cosidetto shock anafilattico) reazione da ipersensibilità generalizzata grave e potenzialmente fatale
Nei popoli occidentali, di norma, il livello di IgE nel sangue è più basso di tutte le altre immunoglobuline (Ig) (10000 volte inferiore alle IgG)
Bisogna dire che le IgE possono essere prodotte in quantità aumentate anche da soggetti non allergici affetti da malattie infiammatorie croniche, infestazioni da parassiti intestinali etc.
Le IgE rimangono libere nel sangue solo in parte, per il resto aderiscono alla membrana di cellule tra cui “globuli bianchi basofili” e “mastociti”; quando l’allergene si lega alle “sue specifiche”IgE sulle membrane di tali cellule, esse si rompono, facendo uscire nel circolo sanguigno sostanze, contenute in granuli al loro interno, come l’ istamina e molte altre (ecco perchè tra i più comuni farmaci antiallergici ci sono gli antistaminici). Queste potenti sostanze possono provocare una infiammazione locale (ad esempio, l’arrossamento della mucosa congiuntivale, nasale, bronchiale, il pomfo cutaneo dell’orticaria) o anche sintomi generalizzati come lo shock anafilattico. Quindi la reazione allergica può manifestarsi in modi diversi, solo in alcune parti del corpo o in forma generalizzata e con maggiore o minore gravità.
La presenza di IgE è la causa della reazione allergica Ig E mediata ma non è di per sè sufficiente a scatenarla. Per questo non tutti gli”atopici “sono “allergici” e non sempre gli allergici reagiscono dopo esposizione all’allergene; perchè ciò si verifichi, sono necessarie varie condizioni come, ad esempio, l’esposizione a dosi sufficienti di allergene, la presenza ed il rilascio dai granuli intracellulari delle sostanze che causano l’infiammazione allergica locale o i sintomi generalizzati in tutto il corpo.
Data la intensa pericolosità delle reazioni eventualmente innescate, sia la produzione di anticorpi IgE dai linfociti e plasmacellule che lo scatenamento della reazione IgE mediata sono attentamente regolate da molteplici fattori (anche con funzioni inibitorie, come le IgG4), tra loro interagenti, in una complessa “rete” delle IgE, responsabile della capricciosità degli eventi patologici legati alle allergie e delle conseguenti difficoltà diagnostiche.
Il paziente allergico è quindi un soggetto in cui la “rete”delle IgE è progressivamente sfuggita ai propri meccanismi di controllo.
Le premesse ci aiutano a capire meglio i fondamentali esami su cui si basa la diagnostica allergologica .
Gli anticorpi IgE totali e quelli IgE specifici per vari allergeni si rilevano nel sangue con diffusi metodi diagnostici di laboratorio (es.RAST, ImmunoCAP ) e, in vivo, con i Prick Test.
I Prick Test si basano sull’applicazione in gocce a livello della cute degli avambracci di minime quantità di vari allergeni (alimenti e/o inalanti ) che vengono fatti penetrare molto superficialmente nella cute attraverso una piccolissima punta, preferibilmente di plastica. Viene effettuato un “controllo “negativo” con soluzione fisiologica e uno “positivo” con una soluzione di istamina .
In caso di “positività”, entro circa 15 minuti,si rilevano segni locali tipici, detti “pomfi”, simili a quelli dovuti a una puntura di zanzara, il cui diametro maggiore viene misurato direttamente (positivo se >2,5-3 mm) o considerato in confronto (+, ++, +++, ++++) con quello dell’istamina (+++). I pomfi sono destinati a scomparire in breve tempo completamente.
La positività del prick test è dovuta al fatto che gli allergeni depositati sulla cute vengono fatti penetrare negli strati superficiali della cute dove si trovano cellule che hanno adesi sulla membrana gli anticorpi specifici IgE; questa “unione”fa “rompere”la membrana della cellula e fuoriuscire i granuli contenenti le sostanze, come l’istamina, che, insieme ad altri mediatori, danno origine alla infiammazione locale (pomfo).
Oggi l’ identificazione degli allergeni causa dei sintomi può essere effettuata molto precisamente e finemente, sia pure con costi elevati, anche con indagine molecolare (CRD, Component Resolved Diagnosis) su campioni di sangue del paziente dove vengono ricercate le IgE specifiche verso le molecole che compongono l’allergene.
Si conoscono anche tipi di allergie non “mediate” (causate) dalle Ig E e che hanno caratteristiche cliniche diverse, ad esempio un intervallo di tempo più lungo tra l’introduzione dell’allergene nell’organismo e la reazione allergica ; si tratta, ad esempio, della componente mediata da cellule (e non da anticorpi) come in certe forme di “eczema o dermatiti da contatto” ed anche nella dermatite atopica.
Altre malattie allergiche, come ad esempio, la sindrome enterocolitica indotta da cibi proteici detta “FPIES”, di recente descritta, hanno cause non ancora ben identificate .
Le malattie non mediate da IgE non possono essere diagnosticate con i mezzi di laboratorio e di indagine clinica sopra descritti; negli eczemi da contatto, ad esempio, possono essere usati i Patch Test ,che consistono nell’applicazione sulla cute del dorso degli allergeni assorbiti su carta bibula per 48-72 ore; la lettura è considerata positiva in caso di comparsa di arrossamento e vescicole.
Il problema delle allergie, raro nell’epoca preindustriale, è andato via via aumentando di dimensioni fino a configurare quasi un’ “epidemia”.
Si è pensato a molteplici cause : inquinamento atmosferico, fumo di tabacco attivo e passivo, sedentarietà, carenza di vitamina D etc etc, ma la più accreditata ad oggi è l’ipotesi igienica :
l’epidemia di allergie sarebbe dovuta a ridotta circolazione di microbi ed agenti infettivi nelle popolazioni occcidentali con conseguente alterato funzionamento del sistema immunitario che, privato della stimolazione continua da questi effettuata, “devierebbe” verso l’atopia.
Nei paesi occidentali circa 1 individuo su 4 è atopico.
Non è però importante solo l’aumento dell’incidenza delle allergie ma anche altri aspetti come -l’esordio più precoce
-la polisensibilizzazione, cioè la sensibilizzazione a vari allergeni come pollini (e, tra questi, a vari tipi come dimostrato dall’alta percentuale dei bambini con rinocongiuntivite allergica che è sensibile a tre o più tipi di polline), acari, alimenti con conseguente coinvolgimento di più tessuti ed organi
-l’aumento delle allergie alimentari più di quelle respiratorie(seconda “ondata” dell’epidemia allergica)
-la diffusione anche tra persone di età più avanzata(anche oltre 65 anni).
Il carattere “progressivo” delle malattie allergiche IgE mediate ha portato a parlare, già da anni,
di “marcia atopica “o “marcia allergica”: i bambini atopici inizialmente soffrono di eczema atopico, poi, nel passare degli anni, rinite allergica, poi asma allergico.
Per quanto riguarda le allergie alimentari, prima si verifica sensibilizzazione verso alimenti animali (latte, uovo), poi vegetali(es.arachidi); poi verso allergeni inalanti,e, tra questi, prima verso gli allergeni perenni come gli acari, poi per gli stagionali come i pollini.
Vi è quindi una vera e propria “continuità” tra l’età pediatrica e quella adulta e poi anziana.
Allergologia